Quando il calcio non fa più piacere. Scandali, contestazioni e annullamenti


Il calcio dovrebbe essere solo ed esclusivamente divertimento. Sin da bambini corriamo dietro ad un pallone immaginando di essere Messi, Ronaldo, Roberto Baggio e sognando di espugnare il Maracanà con una tripletta. Purtroppo il calcio, oltre che essere uno sport, è anche un business milionario e per questo motivo è terreno “naturale” per scandali, contestazioni ed annullamenti.

In Italia uno degli scandali più grandi è stato quello legato alle scommesse clandestine all’inizio degli anni ’80, che portò Milan e Lazio in serie B e campioni del calibro di Paolo Rossi ad essere sospesi da campi di gioco.

Un altro scandalo che risuonò a livello internazionale fu quello della stagione 2005-2006, che portò invece all’annullamento, ai danni della Juventus, degli scudetti 2004-2005 e 2005-2006 (quest’ultimo fu assegnato all’Inter, dopo che Tronchetti Provera aveva denunciato lo scandalo). I bianconeri finirono anche in serie B e Luciano Moggi fu radiato a vita dal calcio.

Il primo scandalo italiano fu tuttavia noto come “Caso Allemandi”, dal nome del terzino della Juventus che fu radiato a vita dal calcio (radiazione poi sospesa, tant’è che il terzino divenne campione del mondo nel 1934). La vicenda e i retroscena non furono mai chiariti definitivamente, ma sembra che Allemandi fu pagato 50.000 lire per dirottare la vittoria del derby di Torino in favore dei granata, allora primi in classifica.

Arrivando ai giorni nostri, in tema di contestazioni, segnaliamo sicuramente la lunga serie di proteste e scioperi fatti in Brasile nei mesi e nelle settimane prima l’inizio del Mondiale 2014. I brasiliani contestarono la spesa fatta dal governo verdeoro per organizzare tale manifestazione piuttosto che cercare di migliorare le condizioni del popolo, che versa in condizioni di difficoltà economiche.

Sempre in tema di Mondiali fa scalpore la dichiarazione di Blatter, presidente FIFA, in merito all’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar. Da tali dichiarazioni si capisce chiaramente che la scelta del luogo dove giocare è stata fatta esclusivamente basandosi su un punto di vista economico e non sportivo (effettivamente, la storia sportiva del Qatar è praticamente nulla), non curandosi del rischio di giocare partite di calcio nel clima “infernale” delle estati arabe, dove le temperature raggiungono facilmente i 50 °C. In questo caso le contestazioni sono ancora in essere e si pensa già ad un annullamento “straordinario” dell’assegnazione del mondiale.

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